domenica, ottobre 14, 2007

La follia

Ci svegliamo con una roulotte a fianco. Scambiamo quattro chiacchere con il proprietario, un buffo signore del Queensland...gli spieghiamo che vogliamo andare a Kings Canyon in giornata, che vorremmo provare la scorciatoia, una strada sterrata di 99km che ci farebbe risparmiare circa 200km di strada asfaltata. La Lonely Planet dice che è fattibile, ma conosciamo quanto siano poco precisi e molto di parte sull'edizione australiana, ci serve un parere locale.

Il buffo signore dice "no problem, just take it easy and you'll be fine".

Gio: "La facciamo?"
Luca Musicomane: "Ok, andata."

Un altro po' di highway e raggiungiamo il bivio per la Ernest Gilles rd. Chiedo a Gio di guidare...volevo provare l'ebrezza dello sterrato australiano. Ed iniziano corrugations come sulla Gibb River Road. Le corrugations sono dei piccoli dossi duri, alti circa 10cm, distanziati altri 10cm l'uno dall'altro. Sono creati dai fuoristrada e dai Road Train, enormi tir che viaggiano per tutta l'Australia. Per un mezzo come il nostro, un van Toyota 2400cc trazione posteriore, possono essere molto fastidiose.




I primi 10km sono abbastanza "tranquilli": è un continuo essere sballottati, le sospensioni sono messe a dura prova e la strada è deserta. Prendiamo un bivio di 5km per raggiungere una zona desolata, teatro della caduta di 2 meteoriti. Il posto è davvero lunare e gli oltre 40° C più il vento caldo rendono tutto molto speciale.




Sul luogo incontriamo due rangers e chiediamo delucidazioni sulla track

Luca Musicomane: "Com'è la strada più avanti? Dobbiamo andare a Kings Canyon..."
Ranger: "Abbastanza tranquilla, solo un po' di corrugations ma ce la dovreste fare."
Gio: "Nessun problema, quindi?"
Ranger: "No, basta che andiate nice and easy e non avrete problemi."


Mortacci sua, aggiungerei.

Riprendiamo la track, altri 30km di sterrato violento dove Forrest patisce, e noi con lui: la strada è veramente poco trafficata, avremo incontrato 2 fuoristrada in un'ora. Ma i problemi seri arrivano con calma.

Raggiunta metà del percorso il paesaggio cambia. Non più sterrato duro di colore giallo - marroncino, con pietrisco. Ma sabbia.

Sabbia rossa.

Dune di sabbia rossa.

Comincio ad intesirmi...è la mia prima esperienza di sterrato...un vero battesimo del fuoco. Rimango impantanato in una duna, mettiamo la retro, Gio spinge, ne usciamo fuori.
Riprendiamo la marcia. Ormai non sono solo "qualche duna ogni tanto", ma è un continuo saliscendi di bellissima e fine sabbia rossa, senza il minimo disegno di battistrada sulla pista. Il mezzo perde spessissimo aderenza, tengo marce alte per non insabbiarmi ma è veramente dura.

Poi mi si para davanti una curva parabolica. In salita. Una duna di circa 5 metri.

La prendo male. Ci insabbiamo obliqui, per poco non ci ribaltiamo.

Per fortuna, e dico, per immensa fortuna, tempo 30 secondi e sentiamo il rumore di un motore. Sopraggiunge una jeep. Il guidatore ci vede impantanati, si ferma. Abbiamo il cavo da traino, we're in business. Ci libera e gli chiediamo com'è la situazione della strada da quel punto in poi, se c'è sempre sabbia alternata ad un po' di roccia.

Australiano Verace: "No, there's no much sand...you'll be fine".


Arimortacci sua, aggiungerei. Lascio la guida a Gio, sono troppo teso e stanco per fare gli ultimi 20km. Da quel punto in poi non solo la quantità di sabbia non diminuisce, ma diventa la condizione costante della strada. Gli ultimi 45 minuti di strada sono i peggiori: siamo stanchi e tesi...e c'è sabbia ovunque.

Ne usciamo bene e vivi, abbiamo vinto noi. Ma che fatica, davvero. Raggiungere la strada asfaltata sembra un miraggio. Tre ore di viaggio per 99km di inferno.

Guidiamo per altri 200km e raggiungiamo Kings Canyon, meta inflazionata...niente di speciale se paragonata alle gorge della regione del Kimberley in Western Australia. Per le 16 lasciamo la zona e arriviamo ad un'area di sosta giusto in tempo per il tramonto.




Silenzio totale, falò, cielo stellato.





Crollo appena tocco il materasso.