mercoledì, novembre 28, 2007

Il viaggio lungo.

Copio ed incollo direttamente da qui. Parole che condivido totalmente.

- Relativizzazione: l’osservazione e l’interazione con culture differenti ha un grande ed immediato effetto liberatorio. Scoprire che alcuni comportamenti vietati in alcune società sono elogiati in altre, rendersi conto che un certo stile di vita é solo una tra varie opzioni, vedere con i propri occhi che le priorità possono essere diverse, ti porta a pensare che in realtà ciò che é giusto o ingiusto, bello o brutto, obbligatorio o meno, é relativo.
Imparerai che la qualità di precetti morali e sociali si misura in quanta felicità procurano e non in quante persone li seguono o da quante generazioni sono validi.
Probabilmente in un primo momento ti puoi sentire un pò confuso perché non sai più in base a che codice morale o sociale comportarti, però in seguito dovresti renderti conto delle immense potenzialità della scoperta.
Un pò di buon senso ti farà capire fino a che punto é opportuno importare nel tuo ambiente aspetti culturali alieni e allo stesso tempo aprirai gli occhi sulle assurdità che eri abituato a considerare come perfettamente normali.
La maggiore conquista é non sentire il peso dei condizionamenti e decidere in maniera veramente libera di ciò che vuoi fare della tua vita. Questo risulta tanto più facile quanto ti rendi conto che certe esigenze considerate assolute sono solo relative al luogo ed epoca nel quale vivi.

- Libertà: quando nessuno sà dove sei e puoi decidere giorno per giorno cosa fare, la sensazione che ne deriva é impagabile. E dopo un pò, irrinunciabile.

- Sei al volante: la vita é molto più facile quando te ne assumi tutte le responsablità. Sarai orgoglioso dei momenti belli che sei riuscito a conquistare e non darai la colpa alla società, agli amici o alla famiglia, di quelli brutti, affrontandoli con positività e non sperando che qualcuno li risolva per te.

- Conoscere gente: una delle cose più belle e stimolanti in assoluto, conoscere gente, é molto più facile in viaggio che restando a casa.

Viaggiare a lungo non é per tutti, ma tutti possono provare. Se dopo un pò ti stanchi, ti puoi fermare in un posto e se proprio vuoi tornare a casa, chi te lo impedisce?
Per gli altri, un viaggio lungo potrebbe essere solo il primo di una lunga serie.

mercoledì, novembre 14, 2007

So far, so good

Stasera, tra poche ore, ho l'aereo che mi porterà a Bangkok. Da lì prenderò un volo per Singapore, dove sarò ospite di Maurizio, un mio carissimo amico di infanzia.

Stasera, tra poche ore, lascerò l'Australia.

Fin ora, tutto bene. In undici mesi di vagabondare per in continente non ho trovato un solo avvenimento, particolare, esperienza, vicenda che non mi sia piaciuto, che non mi abbia fatto star bene.

Ho vissuto come "backpaker stazionario", frequentatore di ostelli nelle prime settimane dell'avventura australiana. Ho vissuto come "cittadino parziale", abitando con Giò da gennaio a fine marzo. Ho vissuto come "residente", passando i mesi da aprile a luglio da solo, lavorando, divertendomi e badando a me stesso in un ambiente non protetto. Ho vissuto come zingaro per gli ultimi quattro mesi.

Un'esperienza completa.

Il primo grazie va alle persone che mi vogliono bene e mi hanno supportato (sopportato? :D) durante questi mesi, anche a svariate migliaia di chilometri di distanza. Il secondo grazie va a Giò, amico e perfetto compagno di viaggio. Il terzo è per gli amici che ho conosciuto qui, italiani e non. Il quarto grazie è per le centinaia di persone con cui ho scambiato anche solo una parola.


Un anno vola via come una tazza di caffe'.
Anche se a piccoli sorsi.
Immagina se tutta d'un fiato.
E una settimana sembra piu' lunga dell'attesa stessa.

Che quello che hai lasciato lo sai soltanto te.

Riccardo Quadrelli


Ci risentiamo da Singapore.

sabato, novembre 03, 2007

Welcome home, Luca



E' quello che mi hanno scritto un paio di amici appena approdato a Melbourne. E' la sensazione che ho avuto una volta sceso dalla nave. Mi son sentito decisamente a casa...sento familiari ogni via, ogni percorso, ogni luogo, ogni volto...è fantastico.

Ho passato sette giorni in città, alloggiando al Collingwood Accomodation, ostello dove avevo vissuto per una settimana lo scorso dicembre. E' bellissimo vedere le stesse cose con occhi differenti...un anticipo di quando, tra pochi giorni, rientrerò in Italia. Cambia tutta la prospettiva.

pieno centro


Giorni dedicati esclusivamente a pratiche burocratiche, leggera febbre + mal di gola (maledetto clima di Melbourne), invio di vestiti in Italia e, soprattutto, saluti agli amici. Sono stato via solo quattro mesi, il tempo sembrava essersi congelato. Serate tranquille, serate da clubber, serate sobrie e serate un po' meno; cene, pranzi e colazioni. Fattore comune: gli occhi lucidi.
Fa parte del gioco, lo sapevo già alla partenza.

Io è Giò ci separiamo, nuovamente. Lui resterà qui in Australia ancora un po', Viviana lo ha raggiunto a Melbourne e inizieranno a viaggiare insieme per i prossimi mesi. Io torno a casa, passando da Singapore, progettando i prossimi viaggi. Non viaggiate (scherzo), crea dipendenza (vero)!




Spirit of Tasmania II

Due settimane in Tasmania, durate come 2 mesi. E' giunto il momento di partire. Giornata passata a Devenport, ad oziare come raramente ci è capitato. La nave salpa alle 8 di sera.


A me piace viaggiare di notte se non sono io a pilotare il mezzo: posso dormire e riposarmi. Unica nota negativa: il tipo seduto dietro di me, che verso mezzanotte ha reso un po' tutti felici.




Melbourne mi attende. Siamo ai saluti!

St. Helens e Bay of fires

Abbiamo passato la notte tra Launceston e St. Helens, precisamente qui. Decidiamo di visitare la costa nord est, pare stupenda. Come se il resto della Tasmania fosse brutto.

Arriviamo a St. Helens guidando per una strada decisamente divertente, tutta curve e foreste. Nessuna presenza di camion che trasportano legname, la highway è troppo stretta e tortuosa.


st. Helens porto


Dopo un pranzo al fish&chips nominato sul "gambero rosso" tasmaniano (effettivamente pesce favoloso), ci dirigiamo verso la riserva naturale "Bay of Fires". Peccato per il tempo un po' inclemente.

Ci troviamo davanti ad uno spettacolo...mi era stato detto essere la seconda spiaggia più bella dell'emisfero sud, non stento a crederci.








Alternanza di pioggia e sole, ad intervalli di circa 10 minuti l'uno dall'altro. Non affrontiamo la passeggiata per la riserva, il tempo è decisamente troppo variabile. Ci rimettiamo in marcia alla volta di Devenport e della costa nord ovest dell'isola.

Cradle mountain, Penguin


Quello che vedete qui sopra (Boat Harbour Beach) era il mio panorama al risveglio.

Oggi è il gran giorno, le condizioni climatiche sono favorevoli, Cradle Mountain sarà nostra! Un paio d'ore di guida e siamo al campo base. Decidiamo di fare la camminata che gira attorno a Dove Lake. Vuoi che non siamo montanari, vuoi che non siamo allenati, vuoi che siamo pigri ed abbiamo in corpo un pranzo a base di pane e cheddar...non ce la sentiamo di scalare la montagna, per quanto bella.

Troviamo un gruppo di ragazzi di ritorno dall'Overland Track...sono provati, stanchi ma fieri. Noi invece ci incamminiamo per la passeggiata di 6 chilometri.



Per quanto sia una passeggiata di grado di difficoltà infino, lo spettacolo è davvero impressionante.



Lasciata Crade Mt, la meta è nuovamente la costa nord ovest. La signora di ieri sera ci ha consigliato un bel posto dove andare a dormire, vicino al paese che risponde (starnazzando) al nome di Penguin. Secondo i consigli, con un po' di fortuna, dovremmo poter avvistare qualche pinguino. Il fatto che nel centro del paese ci sia una statua di pinguino di 2 metri fa ben sperare.

Parcheggiamo e di pinguini neanche l'ombra, solo tantissime berte. Cuciniamo e beviamo la bottiglia regalataci la sera prima, per celebrare il momento: è l'ultima sera che io e Giò ceneremo on the road, da soli, davanti ad una spiaggia, prima della separazione.

Cala la notte e sentiamo rumori inconfondibili: i pinguini! Armati di torce andiamo in spiaggia alla ricerca dei pennuti. Ne troviamo un po', ovviamente spaventati dalla nostra presenza. Poi incappiamo in un pennuto che ci vede e nasconde la testa sotto una roccia.

Pinguino: "Io non vedo te, quindi tu non vedi me"
Musicomane: "Questo è un po' idiota. Effettivamente non si dice "furbo come un pinguino" ".

Ecco l'esito.

sarà buono?

Devenport, costa nord


Un piacere rivedere la cittadina di Devenport, dopo più di una settimana di assenza. Ormeggiata nel porto c'è la Spirit of Tasmania, che in tra due giorni mi riporterà a Melbourne. La mattinata scorre placida facendo shopping e passeggiando per le vie del borgo.


Dopo pranzo lasciamo Devenport per andare il più ad ovest possibile, seguendo la costa nord. Anche in questo caso la Tasmania non si smentisce: la strada è decisamente divertente ed i panorami, un continuo susseguirsi di montagne, prati ed oceano, sono spettacolari. Il punto più ad ovest raggiunto è Table Cape, un vulcano spentissimo ora sede di una tulip farm.


Table Cape


Ci spingiamo ancora più ad ovest, ma c'è il rischio di trovare un'area di sosta decente per dopo il tramonto. E non è mica bello cucinare al buio. Magari con la pioggia.
Vediamo solo un parco naturale, Rocky Cape.


Forrest solo soletto


Fortunatamente una delle proprietarie della tulip farm ci ha consigliato un bel posto dove passare la notte, vicino alla riserva naturale "Sister Beaches". Solo una manciata di chilometri da Rocky Cape e siamo in una bellissima spiaggia con qualche casa nei dintorni. Parcheggiato a fianco c'è un pullman di come se ne vedono tanti in Australia: riadattato a van. Mi avvicino ed attacco bottone con la coppia propietaria del van, marito e moglie che hanno superato la sessantina. In 5 minuti (forse meno) mi offrono del pesce pescato un paio di ore prima. Ovviamente me lo puliscono davanti agli occhi. Ci chiedono se vogliamo usufruire della cucina del loro van, delle stoviglie e delle luci. Decliniamo e cuciniamo una bella pasta con sugo di pesce fresco. Durante la cena il più che gentile signore viene a chiederci se abbiamo bisogno di qualcosa e ci regala due torce da testa. Poi ci invita a prendere un caffé con loro. Ci offrono torta, caffé, pasticcini e, dopo una lunga e stupenda chiaccherata, ci regalano una bottiglia di ottimo rosso.

Vedasi alla voce "ospitalità".

Approccio a Cradle mt.

Oggi finalmente raggiungiamo la costa ovest della Tasmania. Il tragitto dal "luogo di sosta notturna" a Queenstown è breve, ed è un bene: siamo in riserva con il mezzo. Ovviamente piovucchia, ma è normale da questa parte dell'isola.

La cittadina è un'ex capitale mineraria, e l'aspetto lo dimostra: contrariamente al paesaggio tipico della Tasmania, le montagne che circondano Queenstown sono completamente spoglie ed il terreno, ormai dilavato dalle torrenziali piogge della costa ovest, è brullo e roccioso.

Il paesaggio non cambia fino a Strahran, dove rivediamo l'oceano. Sosta per cibarie e andiamo alla volta delle Hempty Dunes, delle dune di sabbia alte tra i 10 ed i 15 metri.



Mica facile scalare quelle cose lì.

Lasciate le dune, si parte per Cradle mt. Non è tardi, in un'ora arriviamo al campo base dove potremmo iniziare la camminata. Il condizionale è d'obbligo: in questa terra difficile e costantemente in balia dell'imprevedibilità metereologica, noi abbiamo scelto di visitare la montagna durante una chiara giornata perturbata. Alison ci aveva avvisato, due giorni di freddo dall'Antartide.

Fa freddissimo. Neve e grandine contemporaneamente. Sono le 5 del pomeriggio, decidiamo di declinare l'invito della montagna e tornarci dopodomani, quando è previsto tempo migliore.

Lake st. Claire, Nelson Falls

Lasciamo le sponde del Lake Pedder di prima mattina, riprendiamo la highway diretti ad ovest, verso Queenstown. Prima tappa è Lake st. Claire, il punto di arrivo (o di partenza) dell'Overland Track...una camminata di cinque - sei giorni che attraversa parte dell'ovest della Tasmania. E' una gran bella passeggiata, devi portarti le provviste e l'attrezzatura...sei solo con te stesso (o i tuoi amici, se non sei stato stupido ad affrontare la camminata in solitaria) in un territorio abbastanza ostile. Su Cradle mt., l'altra estremità della Track, può nevicare in qualsiasi periodo dell'anno.

Lake st. Claire è davvero bellino. Fa freddo, non c'è che dire...si vede che siamo ad ovest. Decidiamo di fare una camminata di un'oretta giusto per costeggiare il lago e vedere un po' di foresta pluviale. Ovviamente a metà camminata il tempo peggiora. Inizia a diluviare.

Che dire...l'acquisto fatto ad Hobart è stato davvero azzeccato. Non ostante abbia preso circa mezz'ora di pioggia ed un po' di grandine, tornato al centro informazioni ero completamente asciutto.



Lasciamo il lago in direzione Queenstown, passando per le Nelson Falls, cascate immerse in una favolosa foresta pluviale.

da Hobart a Lake Pedder

E' facilmente intuibile, è stata dura anche questa volta. Gli addii talvolta non mi piacciono. Purtroppo non potevamo fermarci oltre, abbiamo solo 7 giorni per visitare l'altra metà della Tasmania e i luoghi di interesse sono tantissimi.

Allora, con gli occhi lucidi, saluto Claire, Peter ed Alison. Quest'ultima ci ha anche lavato i vestiti. E stirato. E preparato un pranzo al sacco da portare con noi. Difficile dire "ci vediamo da qualche parte nel mondo, ma ci rivediamo". Impieghiamo circa 3 ore a lasciare Hobart, tra ultimi saluti e spesa. Direzione ovest!

La strada è stupenda, davvero. Fiumi, laghi, montagne. L'highway è praticamente una stradina che sinuosa serpeggia tra le verdi curve...guidare è davvero un piacere.


Dopo un centinaio di chilometri il paesaggio cambia considerevolmente. Entriamo nella zona ovest dell'isola, quella esposta alle costanti correnti antartiche ed ai "40 ruggenti", il corrispettivo incazzato, nell'emisfero sud, degli Alisei. Dove piove praticamente tutti i giorni. E dove c'è una fantastica foresta pluviale temperata.



Prima sosta alle Liffey Falls.



Qui troviamo dei monumenti. Alberi alti più di 70 metri. Ne trovi di simili solo in Colorado. Hanno circa 400 anni. Che mentre Abel Tasman avvistava l'isola, loro erano già lì.

Luca Alberone


Lasciate le cascate, la strada si divide. Possiamo andare a nord verso Queenstown, oppure verso ovest, verso l'interno della foresta pluviale. Patrimonio dell'umanità. Una sola strada per accedervi e per tornare indietro. Ovviamente puntiamo ad ovest.

L'aria è fresca. Pulita.

Appena troviamo il cartello "welcome to the west coast" inizia a piovere.

Guidiamo per paesini minuscoli prima di raggiungere il Strathgordon, l'ultimo avamposto prima del Lake Pedder e della diga Gordon, che decenni fa ha reso il piccolo lago Pedder un enorme bacino idrico per energia elettrica. La fine della strada è questa.



Ma il clima continuamente variabile permette questo:



Lasciamo la Gordon Dam e ci dirigiamo ad un'area di sosta sulle sponde del Lake Pedder. Saremo competamente soli, immersi nel silenzio.

Shopping e Mt Wellington

Quella che era prevista come una breve sosta di un paio di giorni si è rivelata un favoloso soggiorno di una settimana a casa di una famiglia adorabile che ci ha praticamente adottato.

Se non fosse per l'età (la mia) un po' oltre i limiti legali dell'adozione, la richiesta sarebbe già arrivata.

Abbiamo passato la giornata un po' a Hobart: ho visto un capo d'abbigliamento tipicamente australiano ed ho deciso di acquistarlo. Si chiama Driza-Bone ed è un impermeabile cerato che mi ha rapito.

Pomeriggio dedicato a Mt. Wellington. Putroppo ieri la nostra pigrizia ha vinto e non siamo andati su "La Montagna" con un tempo favoloso. Oggi ne paghiamo le conseguenze.




A metà (cioé circa 600 metri sul livello del mare), la montagna era immersa nelle nuvole. Siamo arrivati in cima con non poca fatica a seguire la strada. Ovviamente eravamo gli unici pazzi.

Serata, l'ultima ad Hobart, passata a far ubriacare Claire a suon di Braulio.

Relax

Claire è andata in università.

Gio sta aiutando Alison col giardinaggio.

Peter è a lavoro.

Ed io? Sono indeciso tra piscina, maneggio, biliardo, tennis.

Mi faccio consigliare dai veri abitanti del posto.


svaccato


Si capisce che me la sto spassando, vero?

Tasman Peninsula

Visita alla Tasman Peninsula, sede del primo penitenziario dell’isola, Port Arthur. Il luogo è delizioso, peccato per le sue origini. Lasciamo casa in tarda mattinata, Claire viene con noi. Pranziamo qui:

picnic


...e poi entriamo nel parco di Port Arthur dopo aver visitato alcuni bei lookout. La Tarman Peninsula era un luogo molto, molto inospitale: squali nell’oceano, difficili condizioni climatiche e cani affamati lasciati liberi per sbranare ogni fuggiasco. Poi pensi che tutti (ma proprio tutti) gli aborigeni dell’isola sono stati sterminati con metodicità, da nord a sud. La Tamania è stata terra di balenieri...la caccia senza sosta ha diminuito il numero di cetacei a poche centinaia.

La Tasmania è stupenda, difficile, intrisa di crudeltà.




Torniamo a casa giusto in tempo per la cena. Ma cuciniamo noi e conquistiamo Claire, Alison e Peter con ottimo cibo italiano. Mi sto affezionando sempre più.

Thermal Springs e Caverne

Ci alziamo di buon’ora. Alison mette a disposizione la cucina per la colazione e ci illustra i vari itinerari della regione. Decidiamo di passare la mattinata in centro, per poi andare a sud: piscine termali e gita speleologica.

In città giriamo con il ragazzo di Claire, mentre quest’ultima è in università.

Salamanca - Hobart


Dopo il rendez-vouz con la fanciulla partiamo verso sud. L’aria è fresca, pulita, favolosa. Gitarella nelle grotte immerse nella foresta pluviale e tuffo in una piscina termale a 29°, che quando fuori ce ne sono 10 fa sempre piacere.

Arriviamo a casa con Peter che ci sta cucinando capesante e un pesce che si rivelerà buonissimo. Il forzuto genitore si scusa di non essere riuscito a recuperare il suo pesce preferito.
Si scusa.
Forse ho capito male.
Veniamo trattati benissimo, sono disponibili, gentili, sorridenti, simpatici.

Sono sicuro, è tutto finto: a breve spunterà Ettore Andenna e mi dirà che sono su “Scherzi a Parte”.

Hobart

Luca è passato da qui



Appena sveglio immergo i piedi nell’acqua gelida dell’oceano: non c’è risveglio migliore. Stasera dobbiamo arrivare ad Hobart, c’è una festa che ci attende, e noi ne saremo i principi. Guidamo verso nord, visitando Swansea e deliziosi paesini come Bicheno. Passiamo per l’Elephant Pass, diretti alla highway che da Launceston arriva ad Hobart. Durante il tortuoso valico dell’Elephant Pass ci fermiamo ovviamente nella rinomata creperia del luogo. Ho l’impressione che l’eno-gastronomia sarà il leit-motiv dell’avventura tasmaniana.

Guidiamo diretti fino ad Hobart. L’unica cosa degna di nota è che ho inventato un nuovo sport. Con i cavalli un po’ funziona ma c’è poco gusto. Con le mucche non funziona mai a meno che non ci siano dei vitelli. Con le pecore funziona quasi sempre e dà enorme soddisfazione.

Se la recinzione è vicina alla strada...se ci sono pecore vicino alla recinzione...provate a suonare il clacson. E godetevi lo spettacolo.




Arriviamo a Lauderdale, il sobborgo di Hobart dove abita Claire. Ci accoglie Alison, sua madre. Claire è già uscita, ha immaginato saremmo stati stanchi e bisognosi di un attimo di relax: la raggiungeremo in un paio d’ore.

Lontano da ogni mia più rosea aspettativa, Alison ci mostra la casa. Possiamo scegliere in quale stanza dormire. Abbiamo piscina, sala biliardo, sala pc, palestra, campo da tennis, giardino di 2 ettari e maneggio.

Sarà uno scherzo, è impossibile tutto questo.

Ci docciamo e raggiungiamo la festa. Dura poco: devono tutti lavorare il giorno dopo. Facciamo in tempo a non alcolizzarci, monopolizzare l’attenzione dei presenti e fare razzia di cibo. Tornati a casa troviamo Peter, il padre di Claire. La disponibilità di chi ci ospita è disarmante, suppongo sia tutto una grande burla.

A nanna in un letto con 2 materassi.

Winery e Wineglass Bay

Sto cercando di mettermi d’impegno e trovare qualcosa che non mi piaccia della Tasmania. Ancora nulla...ma son qui da troppo poco tempo, è prematuro trarre conclusioni.

Guardo la mappa con i luoghi di interesse che amici incontrati durante il viaggio mi hanno consigliato di visitare. Sono tanti, troppi. Non bastano 2 settimane per vedere buona parte delle bellezze della regione.

Fortunatamente la Tasmania è tutta qui. Ad andarti male devi guidare per duecento chilometri prima di trovare qualcosa di eccezionale. Ovvero due ore di strada. Ovvero nulla, se paragonato agli spazi del continente.

Diamo un colpo di telefono a Claire, una ragazza di 21 anni di Hobart (capitale della Tasmania). L’abbiamo conosciuta in spiaggia a Broome mentre io, Gio, Michela, Daniele ed Ethienne ci sdraiavamo una bottiglia di ottimo rosso portato dal sottoscritto. In quell’occasione Claire si avvicinò chiedendoci un apribottiglie: i suoi genitori l’avevano lasciata sola e lei aveva tanta sete ed una birra chiusa. Passammo una buona mezz’oretta in compagnia della fanciulla e dei suoi genitori. Congedandosi ci dissero “Se passate da Hobart, fatecelo sapere: vi ospiteremo più che volentieri”.

Per farla breve: abbiamo un invito da utilizzare. Ed anche una festa: Claire ha avvertito gli amici che sono ansiosi di conoscerci.

La festa è tra due giorni: visiteremo le bellezze naturali girando lo stato in senso orario. Oggi siamo andati diretti alla Wineglass Bay, sulla Frecynet Peninsula. Di strada, però, ci sono tantissime aziende vinicole (e con il nome della baia che visiteremo non poteva essere altrimenti). Memore dell’esperienza in Barossa Valley (South Australia), convinco facilmente Gio a fare un tour enologico. Giriamo per campagne stupende, prati in fiore, greggi di pecore e mucche beote. Iniziamo il tour alle 12:30. Alle 15 siamo ciucchi. Un viticoltore ci ha anche regalato una bottiglia del vino che produce: suo figlio ha sposato un’italiana e ricorda ancora con piacere l’ospitalità ricevuta in Italia.

Arriviamo alle 16 alla Freycinet Peninsula, con in corpo un sacco di vino e qualche ostrica, avute anch’esse gratuitamente. L’escursione è faticosissima, ma l’arduo lavoro è pienamente ripagato.



Wineglass Bay e tour nelle aziende vinicole. Non poteva essere altrimenti. Peccato per il tempo poco clemente.




Decidiamo di passare la notte alle Friendly Beaches. Ora, il nome suonava ridicolo anche a me. Poi arriviamo lì. Rimango a bocca aperta per minuti.




Vi assicuro che l’immagine non è stata assolutamente ritoccata (non saprei come fare): i colori sono quelli reali. Era tutto blu, come se ci fosse stato un filtro.




Ceniamo in compagnia di wallabies che pasteggiano con noi a pane e vino. Nel senso che lanciavo loro del pane inzuppato.
Mi addormento con il rumore delle onde ed orde tra le fronde.

Tasmania

Verde.

Verde.

Tantissimo verde.

Verde e l’azzurro di un cielo costantemente variabile.

Ecco la Tasmania. Una favolosa tavolozza di colori dove prati e foreste sono a perdita d’occhio. Poi fiumi. Impetuosi o pigri, ma tanti. Laghi...azzurri, gelidi.

Alberi, fiori. Vento costante, forte, freddissimo. Più a sud c’è solo la Nuova Zelanda o la Terra del Fuoco, in Argentina.

Quiete. Lentezza. Sorrisi. Accento musicale.

Il viaggio è stato bello: ho dormito tutto il tempo, approdando fresco e riposato a Davenport. Cowboy e Riccardo ci hanno dato parecchi consigli sulle mete “assolutamente da vedere che poi se non ci vai è una cosa malissimo”, ci mettiamo più o meno subito in marcia per Launceston.

Che sono solo 2 ore scarsissime di auto. Considerando le lunghe soste.

Già, perché di strada trovo una fattoria di lamponi. Fattoria + lamponi. Entro. Degustazione gratuita: la mia nemesi. Vino al lampone. Marmellata di lamponi. Aceto al lampone. Lamponi coperti di cioccolato fondente.

Passiamo dal Leffey National Park, visita alle Leffey Falls. Forrest sembra rinascere: scala ripidissime strade di sterrato con un’agilità mai vista.



Dopo le falls arriviamo a Launceston, deliziosa città. Passeggi per il centro e, girato l’angolo, ti trovi una gola.

Nel bel mezzo del centro abitato.

La gente fa jogging. O picnic. O gioca con i pavoni.




Ancora non ci credo.

Melbourne, again



Il tempo sembra essersi fermato. Ho lasciato questa città 3 mesi fa. Ho cambiato radicalmente vita, è un secolo fa. Invece sono solo tre mesi.
Rientro in città come pilota, non più come passeggero. Guarda caso scatto la stessa foto che feci, passeggiando, sul ponte di St. Kilda road. Solo che questa volta sono fermo nel traffico.

Il tempo sembra davvero essersi fermato.

Arriviamo in città con largo anticipo, faccio in tempo a parcheggiare in centro, andare a mangiare sushi dal mio sushettaro di fiducia, ritirare il biglietto di ritorno agli uffici della Thai e passaggiare un po’ per le vie della city, chiaccherando al telefono con chi ho lasciato qui pochi mesi prima. Ho già l’agenda piena per quando ritornerò dal viaggio in Tasmania.




Si parte.

Great Ocean Road

Lasciato il lookout “loch & gorge”, la strada si fa molto, molto più interessante. Non più placide colline ma dense foreste, ripide vallate e un tempo finalmente più clemente. La Great Ocean Road, strada molto turistica, è veramente una meta da visitare: la guida è divertente ed i panorami sono mozzafiato.






Alle 14 siamo in marcia: alle 20 c’è l’imbarco per la Tasmania.

Teletrasporto




Tramonto sulla Great Ocean Road.

Da guardare con le orecchie ben aperte.

Socchiudere gli occhi.

E siete anche voi qui per un attimo.

venerdì, novembre 02, 2007

Da Mt. Gambier a Loch & Gorge

Tappa ambiziosa quella di oggi: visitare Mt Gambier e il suo lago turchese, per poi dirigerci alla Great Ocean Road. Sveglia alle 8, colazione e spavento durante il caffé.


Taipan - serpente più velenoso al mondo


La giornata è uggiosa, il lago azzurro è un po’ anche grigio.
Dopo Mt. Gambier inizio a guidare lungo la Great Ocean Road, una strada che si snoda lungo la costa sud del Victoria. I primi chilometri sono nulla di speciale. Arriviamo al primo lookout e tutto cambia.




Uno spettacolo in divenire.

L’oceano erode. Si formano gole. Poi archi. Poi gli archi crollano e rimangono i pinnacoli. Infine crollano anche loro, mentre la costa alle loro spalle viene consumata.

Passiamo la notte al lookout “loch & gorge”, esattamente dietro al cartello “campeggio vietato”. But we’re not camping, we’re parking.

Da Adelaide a Mt. Gambier

Non è che mi sia ancora abituato al clima che c’è da queste parti...sarà divertente quando raggiungerò la Tasmania: 3 fusi orari e 3 climi totalmente differenti l’uno dall’altro (con circa 25 gradi di differenza sulle temperature medie) in meno di dieci giorni.
Lasciamo Adelaide, l’autostrada s’inerpica per le colline ad est della capitale attraverso ventose foreste e ripide salite, dove Forrest fatica un po’. Poi le corsie si riducono ad una per senso di marcia e scompare lo spartitraffico centrale: il paesaggio è una via di mezzo tra la verde toscana e la gialla estate lucano-pugliese. Poi incontro stupende lagune e laghi salati. Stavolta il colore è bianco, rosa, arancione chiaro, violetto: memore dell’esperienza nella zona proibita di Woomera evito di leccarlo.




Ci fermiamo a Millicent, vicino a Mt Gambier, una città a pochi passi dal confine con il Victoria.


martedì, ottobre 16, 2007

Adelaide part 2: Barossa Valley

Ieri sera ho comprato i biglietti del traghetto per la Tasmania. Purtroppo quelli per il 18 ottobre erano esauriti, abbiamo ripiegato per il 19...quindi ci siam fermati un giorno in più ad Adelaide.

Gio l'ho perso, ormai è gatto più che mai. Prendo Forrest, faccio una bella colazione abbondante in riva all'oceano e decido sul da farsi. La giornata è bella, tiepida, ventilata...le mete papabili sono tante. Alla fine decido di andare nella famosissima Barossa Valley, uno dei luoghi d'origine della maggior parte dei vini australiani.

Un'oretta e mezza di strada e sono praticamente teletrasportato in Toscana. Solo un po' più grande. E senza Sting.



La strada è molto bella, scorre sinuosa tra le colline. E i panorami sono davvero belli.



Poi mi viene la brillante idea di visitare le varie aziende vinicole per assaggiare i vari tipi di vino. Ho anche la fortuna di incappare in un'azienda produttrice di un rosso che adoro. Per farla breve, alle 14:30 sono bello ciucco.



Domani si parte, seriamente.

domenica, ottobre 14, 2007

Adelaide

Freddo! Civiltà!

Ecco le due parole che mi son venute in mente appena arrivati. Ci son 20° di media (8 di notte), ma arrivando da 2 mesi di caldo tropicale mi devo ancora abituare. Il paesaggio lentamente è cambiato...sono aumentati i campi coltivati ed il traffico. Finalmente ad Adelaide, finalmente il mare. Ci siamo incontrati con Viviana e Cinzia, sua compagna di viaggio. Loro son venute da Darwin con il Ghan, il treno che in 48 ore taglia il continente da nord a sud.






La città è proprio bella, ricorda molto Melbourne. Siamo andati a pranzo in centro. Mentre passeggio per cercare qualcosa che mi aggradi, noto un caffé italiano. Mi avvicino ed inizio a chiaccherare con il proprietario. Prima in inglese, poi in italiano. In 10 minuti ricevo: sponsorizzazione per lavorare lì, piatto di pasta scontato, bibita gratuita. Felice, questo il suo nome, mi invita a portare lì gli amici dopo pranzo, che ci offrirà il caffé.

Dal caffé nasce un invito per il giorno seguente, ieri, per andare a cena a casa sua. Era da mesi che non mangiavo così tanto e bene! Bucatini all'amatriciana con pecorino romano, salsicce italiane, barbeque, amaro montenegro, caffé corretto grappa. Un sacco di risate con Cesarina, sua moglie, e Roberta, sua figlia. Sono sinceramente colpito dall'ospitalità.


Viviana, Gio, Roberta, Concettina, Cinzia, Musicomane, Felice


Domattina si parte, destinazione Melbourne. Il 18 ci imbarcheremo sullo Spirit of Tasmania.