martedì, ottobre 16, 2007

Adelaide part 2: Barossa Valley

Ieri sera ho comprato i biglietti del traghetto per la Tasmania. Purtroppo quelli per il 18 ottobre erano esauriti, abbiamo ripiegato per il 19...quindi ci siam fermati un giorno in più ad Adelaide.

Gio l'ho perso, ormai è gatto più che mai. Prendo Forrest, faccio una bella colazione abbondante in riva all'oceano e decido sul da farsi. La giornata è bella, tiepida, ventilata...le mete papabili sono tante. Alla fine decido di andare nella famosissima Barossa Valley, uno dei luoghi d'origine della maggior parte dei vini australiani.

Un'oretta e mezza di strada e sono praticamente teletrasportato in Toscana. Solo un po' più grande. E senza Sting.



La strada è molto bella, scorre sinuosa tra le colline. E i panorami sono davvero belli.



Poi mi viene la brillante idea di visitare le varie aziende vinicole per assaggiare i vari tipi di vino. Ho anche la fortuna di incappare in un'azienda produttrice di un rosso che adoro. Per farla breve, alle 14:30 sono bello ciucco.



Domani si parte, seriamente.

domenica, ottobre 14, 2007

Adelaide

Freddo! Civiltà!

Ecco le due parole che mi son venute in mente appena arrivati. Ci son 20° di media (8 di notte), ma arrivando da 2 mesi di caldo tropicale mi devo ancora abituare. Il paesaggio lentamente è cambiato...sono aumentati i campi coltivati ed il traffico. Finalmente ad Adelaide, finalmente il mare. Ci siamo incontrati con Viviana e Cinzia, sua compagna di viaggio. Loro son venute da Darwin con il Ghan, il treno che in 48 ore taglia il continente da nord a sud.






La città è proprio bella, ricorda molto Melbourne. Siamo andati a pranzo in centro. Mentre passeggio per cercare qualcosa che mi aggradi, noto un caffé italiano. Mi avvicino ed inizio a chiaccherare con il proprietario. Prima in inglese, poi in italiano. In 10 minuti ricevo: sponsorizzazione per lavorare lì, piatto di pasta scontato, bibita gratuita. Felice, questo il suo nome, mi invita a portare lì gli amici dopo pranzo, che ci offrirà il caffé.

Dal caffé nasce un invito per il giorno seguente, ieri, per andare a cena a casa sua. Era da mesi che non mangiavo così tanto e bene! Bucatini all'amatriciana con pecorino romano, salsicce italiane, barbeque, amaro montenegro, caffé corretto grappa. Un sacco di risate con Cesarina, sua moglie, e Roberta, sua figlia. Sono sinceramente colpito dall'ospitalità.


Viviana, Gio, Roberta, Concettina, Cinzia, Musicomane, Felice


Domattina si parte, destinazione Melbourne. Il 18 ci imbarcheremo sullo Spirit of Tasmania.

La zona proibita

Finalmente arriva l'alternatore. Siamo diventati amici di Doug, il meccanico, grazie anche alla corruzione effettuata con parecchi caffé fatti con la nostra moka. Non ostante ci sia il cartello "non prestiamo utensili, non chiedete", ci presta gli attrezzi e cambiamo noi l'alternatore. Zero costo di manodopera.

Lasciamo Coober Pedy: ci aspettano circa 800km fino ad Adelaide. In mezzo 250km di Zona Proibita: territorio sede di test nucleari nella seconda metà del secolo scorso. Hanno bonificato, ma meglio se non ci fermiamo. Il paesaggio è decisamente desolato, più deserto non si può. Di strada ci sono un po' di laghi salati: ci fermiamo a Lake Hart, come consigliato da Elbow, una enorme crosta di sale.


treno



sale, non neve


Sarà cloruro di sodio? Che sapore avrà? Lo lecco, ovviamente. Poi, risalito sul van, controllo sulla mappa: il lago era ancora all'interno della zona proibita. Ed i sali di uranio sono di colore bianco. Ok, pazienza, nel foglio "che esperienze strane hai fatto nella vita" metterò la spunta su "ho leccato un lago salato in una zona che fu la sede di test nucleari".

Passiamo vicino Woomera ma non ci fermiamo: non abbiamo tempo: Adelaide (e l'oceano) ci attende!

Gomito a Gomito

Coober Pedy è un posto assurdo. Andiamo da Doug, il meccanico. Il pezzo arriva domani, abbiamo un'intera giornata e niente da fare: gli chiediamo se possiamo lavorare con lui. Fa un paio di telefonate e ci trova un impiego giornaliero: laviamo 3 pullman e guadagniamo 100$ a testa. Non male, direi. La giornata è risolta.

Torniamo a "casa". Dopo cena Elbow ci invita dentro a prendere un caffé. Inizia una delle serate più assurde della mia vita. Ci racconta la sua storia, del perché vive lì da 30 anni. Ci parla degli opali, che fanno venire fuori l'avidità della gente. Ci parla di Coober Pedy, che "ora è tranquillissima, è un asilo nido...30 anni fa sparivano venti persone alla settimana nelle miniere...li facevano sparire, ci siamo capiti, no?". Ci parla degli ospiti che ha avuto nel parcheggio, tra cui un ingegnere delle telecomunicazioni che faceva anche il killer professionista per conto del governo australiano. Gli aveva sintonizzato la parabola su un satellite militare per poter prendere Sky senza pagare.

Non ci credevo. Poi mi ha mostrato un ricordo che gli ha lasciato: proiettili autosilenzianti. E proiettili a frammentazione, nel caso in cui la vittima non muoia subito.

Poi mi ha mostrato i detonatori con cui fanno saltare gli esplosivi in miniera. "Non stringerlo, se esplode ti parte una mano". Poi ci racconta che dagli attentati terroristici di Bali è cambiato tutto...poiché la tipologia di esplosivo era la stessa usata a Coober Pedy, ora può comprare esplosivo solo chi ha la fedina penale pulita...prima no, compravi le bombe al supermercato. E adesso da 1000 minatori son rimasti solo una ventina attivi e legali. Tra cui 3 donne giovani.

Ci racconta di fortune fatte e perse, di investimenti sbagliati, di regolamenti di conti al club dei greci, della presenza della mafia italiana, dei terreni maledetti che "senti che chiedono una vita se vai lì a scavare". Ci dice che chi viene a Coober Pedy ha sicuramente una storia alle spalle...motivo per cui nessuno sa il cognome di nessun'altro, visto che è pieno di gente che scappa dalla giustizia e va lì per rifarsi una vita. Come il suo migliore amico: dopo 10 anni di conoscenza ha scoperto che era uno più importanti ricercati d'Australia solo nel momento in cui la polizia è venuto a prenderlo. Ora, scontata la pena, ha un autorimorchio.

"Non fidatevi al 100% di quello che vi dicono a Coober Pedy. Lo vedete il vostro meccanico? E' giovane, lavorava nelle corse automobilistiche...con un curriculum del genere, che ho visto, poteva andare ovunque. Perché proprio qui?"

Andiamo a letto contenti di aver rotto l'alternatore qui.

Coober Pedy e l’assurdo

Qui inizia la parte più assurda del mio soggiorno australiano. Da dove ci troviamo noi ad Adelaide ci sono praticamente solo due cose da vedere: Coober Pedy e Woomera. Sono due paesotti, famoso il primo per essere la capitale mondiale dell'opale, il secondo perché è una città che fu sede dell'amministrazione di una base militare...posto inaccessibile fino a metà anni '80...sapete, qui facevano test nucleari.

Ci dirigiamo verso Coober Pedy, paesaggio realmente lunare. A circa 40km prima della destinazione notiamo tanti cumuli di sabbia a fianco di buchi scavati nel terreno (piatto)...cartelli che indicano la pericolosità di camminare in quelle zone (se cadi lì dentro muori)...carcasse di auto. Invitante!



Dopo poco ci si accende sul cruscotto la luce rossa della batteria. Ok, visiteremo Coober Pedy e faremo un check veloce del van...sarà sicuramente un cavo staccato o una stupidata del genere. Entriamo nel paese e sono colpitissimo dalla quantità di polvere che si solleva...il vento soffia forte, c'è un velo di sabbia ovunque. E poi le case...praticamente non ci sono! Più della metà della popolazione vive sotto terra, nelle miniere, per sfuggire al clima che è tremendo. Ormai mi sono abituato, ci sono 40° C...ma è inverno...d'estate si superano i 50°.

Andiamo da un meccanico e facciamo fare il check dell'auto.

Luca Musicomane: "Mmm...dai, sarà sicuramente una cavolata. Strano, stiamo visitando più meccanici che parchi naturali".
Gio: "Speriamo non sia l'alternatore"
Doug (meccanico): "L'alternatore è fottuto"

Questa volta ci siamo impegnati, e si è visto. Ne abbiamo dette tante, proprio tante...in cielo sono comparse un po' di nuvole. Ok, ordiniamo un alternatore. Arriva dopodomani da Melbourne. Facciamo presente che viviamo nel van e Doug ci indirizza da un suo amico che ospita nel parcheggio di casa sua, a gratis, chi ha bisogno.

Nel frattempo nella strada davanti a noi passa una tromba d'aria, sabbia e polvere.

Doug: "Oh, a twister! Please, go away..." (rivolto alla tromba d'aria, ovviamente)

In che razza di posto siamo capitati? Prendiamo Forrest e ci dirigiamo dal tizio che ci ospiterà, pensando che siamo stati fortunati a rompere l'alternatore a soli 30km da un centro abitato...quando tra un paese e l'altro ci sono 300km di deserto a 40°.

Entriamo nel parcheggio dopo aver fatto strade sterrate...qui ci sono 5 strade asfaltate, il resto è polvere, sabbia e roccia. Dalla mappa che ho messo come link capite con i vostri occhi. Ci presentiamo all'arzillo vecchietto.

Musicomane: "Buongiorno...Doug, il meccanico, ci ha detto che possiamo passare qui la notte..."
Arzillo Vecchietto: "Sì, nessun problema: qui c'è il bagno, qui un rubinetto dell'acqua, mettetevi comodi."
Musicomane: "Ah, io sono Luca, piacere di conoscerla!"
Arzillo Vecchietto: "Piacere, Elbow"
Musicomane: "Elbow???" (vuol dire "gomito")
Elbow: "Sì".

Spostiamo il van in una zona migliore del vuoto parcheggio. Dopo pochi secondi, nel punto esatto in cui eravamo prima, passa un'altra tromba d'aria, molto più grande della precedente e più violenta. Siamo comunque ricoperti di polvere.

Il cielo inizia ad annuvolarsi...vediamo all'orizzonte un sacco di nuvoloni neri. Strano, penso...mai viste cose del genere nel deserto. Dopo un po' arriva Elbow e attacca a parlare.

Elbow: "Stanotte è prevista una tempesta!"
Musicomane: "Stai scherzando, vero?"
Elbow: "No, lo dicono le previsioni...e poi si sente dal profumo dell'aria. Qui piove 3 volte l'anno...e abbiamo una tempesta all'anno."
Gio: "Che culo!" (in italiano)
Elbow: "Eh, ottobre è il mese più imprevedibile..."
Musicomane: "Che giorno è oggi?"
Gio: "Il 10 ottobre"
Musicomane: "Ah, perfetto".

Il vento si alza sempre di più ed Elbow ci fa parcheggiare sotto una veranda, così saremo più riparati. Grande ospitalità, davvero: alloggio gratuito e soprattutto acqua gratuita, in un posto dove i rubinetti hanno i lucchetti.
Almeno ho di fronte a me un tramonto stupendo.




Cuciniamo qualcosa e poi ammiriamo l'orizzonte. Arriva Elbow e chiaccheriamo un po'. Nel mentre vedo la sagoma della città avvolgersi di una specie di nebbia...il vento si alza.

Arriva una tempesta di sabbia.

Violenta, imprevista.

Elbow ci rassicura, è una cosa normale...in questo periodo dell'anno possono durare anche 7 - 8 ore. I 10 minuti di inferno mi bastano, per fortuna si calma. L'orizzonte è spettacolare, e fa un po' paura: il fronte temporalesco, distante, ha comunque un'estensione di 170°...vedo fulmini cadere continuamente. Elbow va a letto e noi, estasiati da un temporale nel deserto, rimaniamo a guardare.

Poi in lontananza vediamo nuovamente la città avvolgersi d'una coltre ormai familiare. Appena ci barrichiamo nel van arriva un'altra tempesta di sabbia. Ok, è troppo: usciamo, puntelliamo il van con delle spranghe di ferro per scaricare l'elettricità nel caso in cui un fulmine ci colpisca e andiamo a letto. Mi sveglierò verso le 4 del mattino per ammirare la pioggia di fulmini.

Deserto

Monotonia, ragazzi. L'unica cosa degna di nota è che abbiamo attraversato il confine tra Northern Territory e South Australia. Poi, per il resto (cioé centinaia di km), il panorama è il seguente:


Bello, eh?

Sosta forzata

Reduci da una stupenda alba su Uluru, raggiungiamo il meccanico di Yulara. Parcheggiamo ed esponiamo il problema: ovviamente per un "quick look" di 15 minuti chiede 30 dollari...lasciamo Forrest nelle sue mani mentre sua moglie ci riaccompagna in "centro". Dobbiamo spendere le 2 ore previste per il check e già prevediamo lancinanti attacchi di noia.

Nell'ordine avvengono le seguenti cose:

  • visitiamo il supermercato in cerca di cibo.
  • visitiamo il supermercato una seconda volta, in cerca di bevande.
  • visitiamo il centro di souvenir e proviamo i didjeridoo.
  • visitiamo i bagni pubblici.
  • visitiamo il parco dell'albergo (distante 10 metri dai bagni pubblici).
  • ci svacchiamo sulla panchina di fronte alla fontana...io ascolto musica, Giò fa il gatto al telefono.
  • visitiamo l'edicola, leggendo riviste di dubbio gusto.
  • visitiamo l'ufficio postale...ormai siamo alla frutta.

Tutto questo è successo nell'arco di un'ora e mezza. Andiamo al centro informazioni a perdere un altro po' del nostro tempo mentre veniamo abbordati da 2 fanciulle texane, in GITA SCOLASTICA (di due mesi).

Luca Musicomane: "Ma quanti anni avete?"
Biondina: "Quanti me ne dai?"
Luca Musicomane, mentre pensa "preoccupantemente 16, ad essere larghi": "Uhm...18?"
Biondina: "No, 19... :) "
Luca Musicomane, verso Giò: "L'hai sentita la cazzata? Ha barato sull'età!"
Biondina, verso l'amica mora: "Guarda che ho detto che abbiamo 19 anni..."
Luca Musicomane, verso Giò: "...e crede pure che non capisca l'inglese"


Si provano sensazioni strane, come essere delle pecorelle di fronte ad un branco di lupi. Chiamo il meccanico, ci comunicano che il problema è risolto...la moglie ci viene a riprendere. Chiaccheriamo e scopriamo di essere incappati nell'unico meccanico nel raggio di 500km, sempre sommerso di lavoro. Il problema di Forrest era una cavolata, ce la caviamo con 60$ e ripartiamo. Raggiungiamo un'area di sosta nei pressi di Erldunda e passiamo la notte.

Yulara e l'immenso

Cacatua bianchi e rosa, chiassosi e stupendi. Un bel modo per iniziare la giornata. Programma di oggi: arrivare a Yulara, un paese - resort di circa 1000 abitanti nel bel mezzo del nulla, vicino le famosissime attrazioni turistiche "Uluru" (Ayers Rock) e "Olgas".

Il posto è totalmente moderno...praticamente uguale ad un villaggio turistico con stazione dei pompieri e della polizia. Un ufficio postale, un bar, una gelateria, un negozio di tagliato ai capelli [cit.], souvenir, supermercato, albergo figo, caravan park, case per i dipendenti, albergo mediocre, pompa della benzina, scuola, meccanico. E' quest'ultimo che ci interessa: Forrest arranca, a medio e basso regime tossisce e perde colpi. Inoltre notiamo che perde olio dalla trasmissione. Indovinate che tipo di blasfemia ho pensato? Ecco l'esito che si ottiene a far lo splendido su strade impraticabili. Ok, è domenica, il meccanico è chiuso...facciamo i turisti.

Andiamo prima a visitare Kata Tjuta ("The Olgas"), a 50km da Yulara. Posto stupendo, davvero.



Decidiamo di fare due escursioni; la prima è nella "Valley of winds". Arriviamo a metà percorso, dove c'è un bellissimo lookout e il vento è fortissimo...soffia da ovest ed è caldo, molto caldo. La giornata è serena, ci sono circa 40° e non mi stupisco nel trovarmi di fronte questo cartello.



Lasciata la prima escursione andiamo alla seconda, e siamo stanchissimi ancor prima di iniziare. Incontriamo tantissimi turisti, tante comitive. Il posto però merita assolutamente: questi mastodontici panettoni di roccia sono uno spettacolo.

Lasciamo Kata Tjuta in tempo per ammirare il tramonto su Uluru...il mio personalissimo incontro con "the rock". E mi rendo conto che sono tutte cazzate. Che chi dice "è solo una roccia nel mezzo del nulla" non ha capito una fava.

E' immenso.

Da togliere il fiato per la bellezza.



Quando dicono che l'Australia non ha storia sono palle. La civiltà bianca - occidentale dell'Australia non ha storia propria. La civiltà aborigena (ormai ombra di se stessa) ha 40.000 anni di storia...ma è nulla in confronto a quello che si prova di fronte al monolite di Uluru. Si ha di fronte un oggetto "vecchio", lo si vede chiaramente. E allora si capisce che si è di fronte ad un bell'esempio di storia del pianeta. E scusate se è poco.

Ammiro il tramonto assieme ad un sacco di altri turisti. Poi mi viene l'idea di suonare di fronte a tanto spettacolo. Chiedo a Giò e tiriamo fuori i didjeridoo. Ed iniziamo a suonare per minuti interminabili. In pochissimo tempo ci troviamo circondati di turisti con gli occhioni lucidi...uno di loro ci ringrazia: "avete reso speciale questo momento".

Passiamo la notte nel caravan park e il nostro risveglio prima dell'alba è condito da ululati di dingo. E' giunto il momento della mia personalissima alba su Uluru. Non è luna nuova (mancano 5 giorni ed a me scade il visto, dannazione) ma non posso perdermi l'attimo per nulla al mondo. Dal crepuscolo sono di fronte al roccione: la bellezza del momento lascia davvero senza fiato. Ora, non so se quanto predetto si sia avverato/si avvererà...però è stato uno di quei momenti "importanti". Tra qualche anno unirò i puntini indietro e vedremo :)




Lasciamo Uluru diretti al meccanico di Yulara.

La follia

Ci svegliamo con una roulotte a fianco. Scambiamo quattro chiacchere con il proprietario, un buffo signore del Queensland...gli spieghiamo che vogliamo andare a Kings Canyon in giornata, che vorremmo provare la scorciatoia, una strada sterrata di 99km che ci farebbe risparmiare circa 200km di strada asfaltata. La Lonely Planet dice che è fattibile, ma conosciamo quanto siano poco precisi e molto di parte sull'edizione australiana, ci serve un parere locale.

Il buffo signore dice "no problem, just take it easy and you'll be fine".

Gio: "La facciamo?"
Luca Musicomane: "Ok, andata."

Un altro po' di highway e raggiungiamo il bivio per la Ernest Gilles rd. Chiedo a Gio di guidare...volevo provare l'ebrezza dello sterrato australiano. Ed iniziano corrugations come sulla Gibb River Road. Le corrugations sono dei piccoli dossi duri, alti circa 10cm, distanziati altri 10cm l'uno dall'altro. Sono creati dai fuoristrada e dai Road Train, enormi tir che viaggiano per tutta l'Australia. Per un mezzo come il nostro, un van Toyota 2400cc trazione posteriore, possono essere molto fastidiose.




I primi 10km sono abbastanza "tranquilli": è un continuo essere sballottati, le sospensioni sono messe a dura prova e la strada è deserta. Prendiamo un bivio di 5km per raggiungere una zona desolata, teatro della caduta di 2 meteoriti. Il posto è davvero lunare e gli oltre 40° C più il vento caldo rendono tutto molto speciale.




Sul luogo incontriamo due rangers e chiediamo delucidazioni sulla track

Luca Musicomane: "Com'è la strada più avanti? Dobbiamo andare a Kings Canyon..."
Ranger: "Abbastanza tranquilla, solo un po' di corrugations ma ce la dovreste fare."
Gio: "Nessun problema, quindi?"
Ranger: "No, basta che andiate nice and easy e non avrete problemi."


Mortacci sua, aggiungerei.

Riprendiamo la track, altri 30km di sterrato violento dove Forrest patisce, e noi con lui: la strada è veramente poco trafficata, avremo incontrato 2 fuoristrada in un'ora. Ma i problemi seri arrivano con calma.

Raggiunta metà del percorso il paesaggio cambia. Non più sterrato duro di colore giallo - marroncino, con pietrisco. Ma sabbia.

Sabbia rossa.

Dune di sabbia rossa.

Comincio ad intesirmi...è la mia prima esperienza di sterrato...un vero battesimo del fuoco. Rimango impantanato in una duna, mettiamo la retro, Gio spinge, ne usciamo fuori.
Riprendiamo la marcia. Ormai non sono solo "qualche duna ogni tanto", ma è un continuo saliscendi di bellissima e fine sabbia rossa, senza il minimo disegno di battistrada sulla pista. Il mezzo perde spessissimo aderenza, tengo marce alte per non insabbiarmi ma è veramente dura.

Poi mi si para davanti una curva parabolica. In salita. Una duna di circa 5 metri.

La prendo male. Ci insabbiamo obliqui, per poco non ci ribaltiamo.

Per fortuna, e dico, per immensa fortuna, tempo 30 secondi e sentiamo il rumore di un motore. Sopraggiunge una jeep. Il guidatore ci vede impantanati, si ferma. Abbiamo il cavo da traino, we're in business. Ci libera e gli chiediamo com'è la situazione della strada da quel punto in poi, se c'è sempre sabbia alternata ad un po' di roccia.

Australiano Verace: "No, there's no much sand...you'll be fine".


Arimortacci sua, aggiungerei. Lascio la guida a Gio, sono troppo teso e stanco per fare gli ultimi 20km. Da quel punto in poi non solo la quantità di sabbia non diminuisce, ma diventa la condizione costante della strada. Gli ultimi 45 minuti di strada sono i peggiori: siamo stanchi e tesi...e c'è sabbia ovunque.

Ne usciamo bene e vivi, abbiamo vinto noi. Ma che fatica, davvero. Raggiungere la strada asfaltata sembra un miraggio. Tre ore di viaggio per 99km di inferno.

Guidiamo per altri 200km e raggiungiamo Kings Canyon, meta inflazionata...niente di speciale se paragonata alle gorge della regione del Kimberley in Western Australia. Per le 16 lasciamo la zona e arriviamo ad un'area di sosta giusto in tempo per il tramonto.




Silenzio totale, falò, cielo stellato.





Crollo appena tocco il materasso.

Da Three Ways ad oltre Alice Springs

Programma di oggi: smazzarci 700km di deserto. Già si prevedono attacchi di noia acuta. Il paesaggio rimane invariato a lungo, molto a lungo, troppo a lungo: esultiamo con gioia ogni qualvolta incontriamo una minima variazione del paesaggio. Avviene più o meno ogni 150km...ovvero ogni ora e mezzo di viaggio.

L'unica cosa interessante sono i devil marbles, curiose e bellissime formazioni sferiche di granito. Ovviamente noi le visitiamo quando fa più freddo, all'una e mezza di pomeriggio.



Lasciata l'unica attrattiva degna di nome nell'arco di 600km, ci dirigiamo verso Alice Springs, passando per un punto che lascia il segno.

tropico del capricorno



Raggiungiamo Alice Springs, stremati. Cittadina molto carina. Sarà che dopo centinia di chilometri di nulla anche uno scarafaggio schiacciato sembra carino. Rifornimenti di benzina e di cibo...ripartiamo subito, l'indomani vogliamo essere a Kings Canyon. Sosta notturna in mezzo al deserto, silenzio, cielo stellato, freddo.

Da Katherine a Three Ways

Ci svegliamo prestissimo. Alla fine con il tramonto dobbiamo smettere di guidare, è troppo pericoloso...non è bello centrare a 80km/h un canguro...butti via il tuo mezzo, lui e anche te stesso. Alle 10 siamo a Mataranka per una sosta ristoratrice alle sue piscine termali. Acqua a ben oltre 30° C e bagno nel fiume torbido con qualche coccodrillo presente ma ben nascosto.

Lasciamo Mataranka “city of never never” in direzione sud. Inizia il deserto ed una sequela di posti assurdi. Paesi conposti di solo Roadhouse, pompa di benzina e due baracche. Andate a Daly Waters, è un’esperienza stupenda, non sto scherzando. Ci si arriva tramite strada sterrata e polverosa, deviando per 2km dalla highway. Sarete nel mezzo del nulla, con cowboy che vi guarderanno sornioni pensando “ma guarda questi due con il furgone a fiorelloni”. E sarete l’argomento di discussione per una settimana abbondante.





Sosta ristoratrice a Tennant Creek, l’unica vera cittadina tra Katherine e Alice Springs.

Il paesaggio non cambia per i 500 e più km macinati nel corso della giornata. Sosta notturna poco prima di Three Ways. Chiaccheriamo con un signore di Sydney in viaggio verso Darwin, scambiandoci le informazioni di viaggio. Poi fa l’errore di dirmi che la sua professione è “operatore didattico”. Chi ha visto il film “Clerks” mi può capire.

Da Darwin a Katherine

E’ stata dura, molto dura. Alla fine siamo riusciti a partire. E’ stato molto difficile lasciare Darwin. Avevo previsto di fermarmi solo un paio di settimane, giusto per visitare la città e racimolare qualche soldo in vista del viaggio che mi avrebbe portato sulla East Coast...cioé Cairns, barriera corallina, foresta pluviale, spiagge stupende e tanto turismo. Poi gli eventi son mutati, avete letto.

Mi sono affezionato molto a Darwin, ho conosciuto persone stupende. Viviana, Giuseppe, Bruno, Matteo, Andrea. Viaggiatori nell’animo. Carole, 30enne francese che ci ha lasciato con i lacrimoni e la frase “Mi avete fatto rivalutare l’immagine che avevo degli italiani”. Miho, Keiko e Taiga, giapponesi che indirettamente mi hanno insegnato molto della loro cultura ed alle prossime foto con italiani diranno “cazz’in culo” pensando di dire “cheese”.




Abbiamo rimandato la partenza per due giorni, vuoi per pigrizia, vuoi perché abbiamo incontrato un po’ di ragazzi italiani che conoscevo solo tramite nickname, vuoi perché Gio è diventato a pieno titolo un gatto.

Il nostro viaggio è iniziato all’alba delle 13.30 di mercoledì 3 ottobre. Siamo arrivati a Katherine alle 17, un’ora prima della chiusura del negozio di arte aborigena dove ho comprato un didjeridoo e ho preso un paio di dipinti. Lasciata Katherine abbiamo passato la notte ad una cinquantina di km da Mataranka.

martedì, ottobre 02, 2007

Andrea e la sua poetica

Ennesima improvvisazione di Andrea. Enjoy.

lunedì, ottobre 01, 2007

Gionata Nencini e partenze

Oggi ho conosciuto lui, ho chiaccherato un paio d'ore e scoperto una persona folle ed eccezionale.

Domani parto, destinazione Tasmania, passando da Alice Springs, Uluru, Eyre Peninsula, Adelaide, Melbourne...e qualche sperduta località nel mezzo. Più di 3900km che copriremo in circa due settimane, passando dal clima tropicale umido di Darwin all'arido Simpson Desert...dalle morbide colline del South Australia all'azzurro mare della costa del sud, popolato da squali, delfini e foche. Melbourne sarà un piacevole reincontro, la Tasmania la coronazione di un sogno.

Oggi ho conosciuto lui. Non c'era giorno migliore.